A 73 anni,
lo scorso giovedì 13 maggio,
ci ha lasciato
Giuseppe Gozzini,
lo scorso giovedì 13 maggio,
ci ha lasciato
Giuseppe Gozzini,
un maestro di pace
Laureato in giurisprudenza, lavora come pubblicista, scrivendo anche per riviste di forte impegno politico e sociale, rivelando una cultura e un ’acutezza di pensiero che, per forza di cose, catturano chi entra in contatto con lui.
Durante il ’68 è attivo nella controinformazione e negli anni dell’università frequenta la Corsia dei Servi a Milano dove conosce padre Camillo De Piaz.
Nel novembre del 1962, chiamato alle armi, rifiuta di indossare la divisa militare: sarà il primo obiettore di coscienza cattolico italiano, scelta che ai quei tempi equivaleva a reato militare.
Il suo coraggioso gesto, costatogli una condanna a sei mesi di carcere militare, suscita nell’Italia degli anni sessanta un notevole scalpore e crea un caso mediatico di notevoli proporzioni. Mai in Italia si era visto un giovane cattolico, settentrionale, istruito, di buona famiglia, disobbedire in modo così palese e intransigente ad un’istituzione dello Stato. Gozzini, tuttavia, vive l’ obiezione al servizio militare come la più naturale conseguenza del proprio credo.
Esplode, clamoroso, il "caso Gozzini". Viene dunque incarcerato e processato, ma ne prendono le difese il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira e due preti toscani. Padre Ernesto Balducci che sarà denunciato a sua volta per un articolo apparso su "La Nazione" e condannato in Corte d'Appello a otto mesi di reclusione (15 ottobre '63), sentenza poi confermata in Cassazione (giugno '64) e don Lorenzo Milani , che diffonde una lettera aperta ai cappellani militari che sarà pubblicata su "Rinascita" (citato in giudizio, don Milani sarà assolto il 17 febbraio '66). Dalla lettera e dagli atti del successivo processo, scaturirà un libro fondamentale: L'obbedienza non è più una virtù.
Il suo gesto segna uno spartiacque nella storia dell ’obiezione di coscienza in Italia; da quel momento anche altri giovani si sentono motivati a rifiutare il servizio militare in nome del proprio pacifismo e giustificano questa scelta con il proprio essere cattolici.
Gozzini è solo il primo di una serie di casi che avvengono fra il 1962 e il 1972, anno di promulgazione della prima legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia.
L’Amministrazione comunale di Cinisello Balsamo gli assegna, nel 2004, l’onorificenza “Spiga d’Oro” con la seguente motivazione:
“Per essere stato nel 1962 il primo obiettore di coscienza cattolico, un testimone che ha fatto della non violenza un principio fondamentale della propria vita, con un impegno costante contro la guerra promuovendo una cultura di pace. Con questa sua azione ha favorito un nuovo modo di pensare, di intendere e praticare un diverso servizio al Paese, attraverso attività di carattere sociale e assistenziale espletate nelle associazioni e negli enti pubblici. Una obiezione di coscienza intesa come strumento di ogni persona per testimoniare valori e scelte di vita che concorrono alla realizzazione di sé e dell’intera società civile”.
Gozzini si impegna a fondo per insegnare ai giovani l’importanza della scelta pacifista e nonviolenta e, infatti, tornerà spesso nella sua città per incontrare i ragazzi che prestano servizio civile presso l’Amministrazione comunale.
Il 20 aprile 2006, in occasione del 61° anniversario della Liberazione, sarà a Cinisello Balsamo per presentare il suo libro Sulla frontiera Camillo De Piaz la Resistenza, il Concilio e oltre; durante la presentazione sarà al suo fianco padre Camillo.
Avremmo voluto averlo ancora qui a parlare del suo ultimo libro Esercizi di memoria, il '68 visto dal basso - Sussidio didattico per chi non c'era. Una cronistoria dettagliata dei movimenti sociali, che hanno trasformato modi di pensare e di vivere, idee e comportamenti di una generazione fino al '75. Ma purtroppo la sua ultima uscita pubblica con i «movimenti» era stata per l’aeroporto Dal Molin, poi il letto, l’ospedale, la fine: «Se ne è andato sereno», hanno detto la moglie e le due figlie, e l’hanno detto con un sorriso, davanti alla modesta bara di legno chiaro coperta solo dalla bandiera della pace ai funerali nella chiesa di San Simpliciano.
Non altre insegne, non un fiore, un grido, una persona famosa, un politico. La piccola folla di giovani che avevano capito il suo esempio, di vecchi che l’avevano conosciuto fin da ragazzo, forse anche di persone che con la religione avevano avuto sempre poco a che fare, è entrata seria, ma amichevole, con una grande gioia e pace dentro di sé. Almeno, da come tutti si salutavano, e da ciò che qualcuno aveva detto parlando dall’altare.
Durante la messa, il vecchio don Germano, suo amico anche negli anni più difficili, ha detto due parole e poi si è commosso e ha di botto lasciato la balaustra. Moltissimi si sono accostati all’eucaristia per ricordare questo «ragazzo» (negli anni non era cambiato: la pulizia interiore gli impediva di invecchiare) che veniva definito cattolico-marxista ed era amico degli anarchici. Non era stato solo il primo obiettore cattolico, era stato anche il primo che, contro le versioni dei media, aveva pubblicamente difeso l’immagine dell’anarchico Pino Pinelli, precipitato da una finestra della Questura dopo la strage del dicembre 1969 in piazza Fontana.
Aveva il coraggio cristiano.
Mancherà, a chi lo ha conosciuto e a tutta la società civile, il suo impegno, il suo rigore, la sua dolcezza.
A Giuseppe Gozzini un saluto affettuoso dalla sua città.
La parte relativa al funerale è tratta dall’articolo:
IL GIOIOSO FUNERALE DI GIUSEPPE GOZZINI Se ne è andato un maestro di pace, un giusto. Né bandiere né fiori ma amicizia,
di Mario Pancera
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