Comunicato della Presidenza dell’ANPI provinciale di Milano
E’ apparsa, prima di tutto, criticabile la decisione di particolari gruppi politici di svolgere un proprio corteo, separato nonostante che la manifestazione conclusiva (come tutte le altre) fosse di carattere unitario e si ispirasse ad obiettivi e parole d’ordine da tutti condivise (il ricordo dei morti e l’affettuosa partecipazione al dolore dei sopravvissuti e dei familiari, la ricerca della verità e della giustizia, il riconoscimento della matrice neo-fascista della strage, il definitivo inserimento di Giuseppe Pinelli tra le vittime innocenti della strage). Siffatta decisione non poteva che dare oggettivamente spazio ad altre iniziative, ed altri comportamenti assai meno controllabili e dunque di per sé pericolosi, che infatti hanno inciso in modo deplorevolmente negativo sullo svolgimento della manifestazione, alla quale – peraltro – avrebbe giovato anche una più oculata gestione, da parte dei responsabili dell’ordine pubblico, nella concomitanza di più cortei.
Quanto alle manifestazioni di dissenso, in piazza, nei confronti dei rappresentanti, delle istituzioni pubbliche, va rilevato che la manifestazione del dissenso, di per se lecita sempre, dovrebbe trovare altre forme allorché si tratta di ricordare una tragedia. Ai fischi si dovrebbe sostituire il silenzio, quando si tratta di onorare la memoria dei caduti e soprattutto quando ne venga fatta esplicita richiesta da parte dei familiari delle vittime. Non aver ottemperato neppure all’invito rivolto dal palco da parte del familiare di un caduto di Piazza Fontana, a nome anche di tutti gli altri, è veramente deplorevole e rappresenta una mancanza di rispetto proprio verso tutto ciò che si voleva ricordare. Con gli episodi successivi si è determinato un clima di estrema tensione, che ha turbato la regolare conclusione della manifestazione. E si deve solo al senso di responsabilità dei rappresentanti del Comitato antifascista, (che hanno rinunciato alla parola solo per evitare che si verificassero incidenti), se tutto si è concluso, anticipatamente ma senza incidenti, anche se nel vivo e profondo rammarico e nell’amarezza di molti dei partecipanti alla manifestazione.
La quale, peraltro, non può e non deve considerarsi conclusa. Si continuerà a perseguire gli obiettivi che ci si erano prefissi e ad insistere perché la tragica vicenda di Piazza Fontana non passi nell’oblio, perché i caduti, coloro che rimasero feriti, i familiari siano sempre circondati dall’affetto e dalla partecipazione umana che a loro è dovuta, perché si cerchi ancora tutta la verità sui colpevoli, sui mandanti, sulle parti dello Stato che hanno contribuito ad impedire o deviare il corso delle indagini, perché si accertino tutte le responsabilità anche politiche, insomma si perseveri nella ricerca della verità e della giustizia, venga abolito il segreto di Stato, vengano aperti gli archivi e – ove appaiano piste meritevoli di essere approfondite – siano riaperte le indagini.
Un lavoro, dunque, che deve continuare. La “vittoria” non sta nella presunta riconquista della piazza, come qualcuno ha proclamato in alcuni deliranti volantini, ma nell’accertamento della verità e nel raggiungimento della giustizia.
Con questo obiettivo, l’ANPI, che a mezzo del suo Presidente ha presentato da subito la solidarietà piena ai componenti dell’Associazione vittime della strage di Piazza Fontana ed al Presidente dell’Associazione vittime della strage di Brescia, ha deciso di promuovere un incontro con loro, a brevissima scadenza, anche per delineare il cammino da percorrere in futuro, per il perseguimento dei già ricordati obiettivi e per stringersi accanto ai familiari con amicizia e affetto, alla vigilia delle Festività natalizie che, per tutti, credenti e non credenti, rappresentano pace e giustizia.
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